La Colonia felice: utopia lirica (terza edizione)
medèsima terra e di un equànime padre. Da ogni parte, baci. Baci al reale diploma, baci alle mani di chi l'avèa apportato e al volto de' marinài. Era
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di corruccio il contento? Il babbo sciolse i rimpròveri in baci; in baci, la figliuola, le scuse. Ma, dietro a lei, veniva il Nebbioso. Gualdo lo vide
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, tu, Serva! che vendevi i tuòi baci per denaro e per schiaffi ... Io pure ne prodigài, ma, ai baci i baci, e agli schiaffi le pugnalate. Con tutte voi
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, una smania rasentante lo spàsimo, di rigustare la riconoscenza, ch'èrasi pinta nella faccia di Gualdo, e i baci, che sulle labbra di Forestina èrano
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manine, e lo affollò di baci e carezze; poi, sazia, gli si addormentò nelle braccia. Gualdo rimase sveglio co' suòi pensieri. Eclissata la luce degli
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riottosìssimo ingegno, gozzovigliava, impaludato nei vizi, per le taverne e pei chiassi, tra falsi liquori attizzanti a più false passioni, tra pestìferi baci
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luce; invano la tìmida àura aliàvagli in volto i suoi baci piumosi. L'ànimo del malvagio è impervio all'alfabeto di Dio: l'ànimo del Beccajo era fitto
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col corpo, mettendo bottega de' suòi baci stopposi e delle lievìssime effervescenze. - E l'Oca, sempre con quel suo vàpido riso e quel molleggio di